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Mariangela Pala 21 gennaio 2016
Eni via dalla chimica: a Porto Torres sarà il deserto
Operai, sindacalisti e sindaci del territorio, erano presenti tutti all’assemblea riunitasi ieri mattina, dopo il sit-in dei lavoratori iniziato all’alba, dalla 6 alle 9 per manifestare contro il piano di cessione delle quote di Versalis da parte di Eni


PORTO TORRES - Operai, sindacalisti e sindaci del territorio, erano presenti tutti all’assemblea riunitasi ieri mattina, dopo il sit-in dei lavoratori iniziato all’alba, dalla 6 alle 9 per manifestare contro il piano di cessione delle quote di Versalis da parte di Eni. Uno sciopero nazionale di 8 ore proclamato in maniera unitaria da Cgil, Cisl e Uil in contemporanea in tutti i territori d'Italia che ospitano gli impianti produttivi del colosso Eni. Presenti gli operai edili, metalmeccanici e dei servizi, schierati con i colleghi del settore chimico e i lavoratori dell’indotto che hanno riempito la sala mensa aziendale dell’ex petrolchimico, alla presenza del segretario nazionale Femca-Cisl Gianluca Bianco, dei sindaci di Porto Torres, Castelsardo, Ittiri e Sorso e rappresentanti dei Comuni di Sassari e Alghero.

«Noi siamo perché si sviluppi la chimica in questo paese e perché arrivino investitori seri, - ha detto Gianluca Bianco – vogliamo che ci sia una politica industriale d’investimento e gli investimenti li deve fare l’Eni di sua tasca». «Abbiamo creduto sin dall’inizio alla chimica verde a Porto Torres e siamo convinti di andare avanti contro la scelta di svendita di Eni che contrasteremo con tutte le nostre forze, - ha aggiunto il segretario nazionale Femca-Cisl – questo sciopero non è un punto di arrivo ma un punto di partenza». Eni e Versalis confermano che è in itinere la ricerca di un partner che possa acquisire quote di maggioranza di Versalis, ponendo come vincoli la garanzia di 3 anni di mantenimento occupazionale e la garanzia di almeno 5 anni per l'attuazione del piano e degli investimenti sulla chimica verde e di base.

Un progetto che i sindacati considerano una partita speculativa che porterà vantaggi solo a Eni e cancellerà in qualche anno la più grande azienda chimica italiana con i suoi 14 siti e i suoi 5200 dipendenti. Rassicurazioni che non soddisfano neppure i lavoratori. E’ troppo forte la preoccupazione di perdere il lavoro per gli operai, un’atmosfera che si fa pesante in quell’ampia sala dove qualcuno ha gridato che «la fame non ha colore politico né sindacale, una situazione drammatica che tutti devono capire compresi quelli che in Regione hanno firmato l’addendum e che ora non si vedono più». L’assenza ingiustificata del governo regionale lascia insoddisfatti i sindacati. «La spinta maggiore la può dare solo la Regione - ha detto il segretario della Uiltec-Uil Sassari, Giovanni Tavera – e dagli interventi fatti dai colleghi e dai lavoratori si è sottolineato la sua assenza a differenza di altre regioni che stanno mettendo in campo tutta la loro forza politica».

Il segretario provinciale Filctem-Cgil, Massimiliano Muretti ribadisce la mancanza di consapevolezza da parte della Regione che si accontenta delle dichiarazioni fatte da Eni, «Un profilo troppo accondiscendente nei confronti dell’azienda che ha manifestato disinteresse nei confronti del sito di Porto Torres. Eni rassicura i sindacati tramite Versalis e Matrìca – ha aggiunto Muretti – ma non si possono confondere perché sono una piccola parte e l’impegno è dell’Eni». I sindacati dichiarano che la protesta proseguirà a oltranza fino a quando non sarà programmato un Tavolo con il Governo dove si gioca la vera partita della chimica tradizionale e della chimica verde.

«Maggiore sinergia delle istituzioni ma soprattutto una spinta della Regione che non può restare impassibile - ha affermato il segretario provinciale Femca-Cisl, Luca Velluto - bensì deve pretendere da Eni il rispetto degli impegni». Intanto dopo l’interlocuzione parlamentare del 19 gennaio tra sindacati e governo, si porta avanti la protesta con un’iniziativa a livello nazionale. La presenza dei lavoratori dell’indotto all’assemblea esplicita la volontà di portare avanti una lotta e una vertenza che non è solo della chimica ma che investe tutte le categorie dei lavoratori.

Questa è solo, infatti, la partenza per una manifestazione più ampia da condividere con il territorio compresi i cittadini preoccupati per il futuro dell'economia della città di Porto Torres che rischia la desertificazione industriale: la perdita di un investimento importante da 500 milioni di euro basato sulla creazione di bio-plastiche attraverso la società Matrìca, con il dietrofront di Eni, rischia di mandare in fumo investimenti, asset e livelli occupazionali.

* un momento dell'assemblea dei lavoratori Eni
21:11
La Consulta ha ritenuto che lo Stato ha errato nell´individuare i parametri di bilancio in ipotesi violati. Per effetto della decisione si potrà dare seguito all´adeguamento previsto dal contratto già sottoscritto dal Coran e dai sindacati


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