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A.B. 20 maggio 2016
Coldiretti: i pastori sardi volano a L´Aquila
«La pecora è il simbolo della multifunzionalità». Al Pecora day, i pastori sardi con i pecorini senza lattosio ed i prodotti per la bioedilizia derivanti dalla lana e dalla scotta


CAGLIARI - La rivincita della pecora: eletta simbolo della multifunzionalità grazie alla nuova passione dei giovani per il settore che hanno saputo usufruire della legge di Orientamento approvata quindici anni fa. E’ quanto emerso al Pecora day, promosso mercoledì dalla Coldiretti a l’Aquila, iniziativa alla quale ha preso parte anche una delegazione di pastori sardi con i prodotti innovativi: il pecorino senza lattosio e quelli per bioedilizia prodotti dalla lana e dalla scotta. Le pecore in Italia nel 2016 sono 7,2milioni, quasi 200mila in più rispetto a cinque anni fa secondo le ultime stime della Commissione Europea. Una riscossa guidata dai giovani (sono 2mila quelli che hanno scelto di mettersi alla guida di un gregge) in una scelta di vita dove a preoccupare più della crisi (indotta in Sardegna dal mondo della trasformazione), in questo momento sono i ritardi e le inefficienze della burocrazia. Si tratta in gran parte di giovani che intendono dare continuità all’attività dei genitori, ma ci sono anche ingressi ex novo spinti dalla voglia di trovare un'occupazione alternativa a contatto con la natura.

«Il segreto del successo della pastorizia – sostiene il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu, accolto con grande calore al Pecora day insieme ai giovani pastori – è l’aver saputo legare e interpretare al meglio l’innovazione con la tradizione, declinando al meglio la legge di Orientamento. In molti ovili oggi non ci si limita più a mungere, ma sempre più spesso si trasforma e si vende direttamente il proprio prodotto. Prodotti che oltre allo storico Fiore sardo, la dop che continua ad essere apprezzato in tutti i mercati, oggi si presentano con un’ampia gamma, figli della nuova vena innovativa portata in ovile soprattutto dai giovani». Ed è in questo contesto che sono nati una serie di prodotti in cui emerge una maggiore sinergia del pastore con i consumatori stimolata dal rapporto diretto con chi acquista i propri pecorini. Ecco allora che oltre al Fiore sardo c'è il pecorino senza lattosio, quello con caglio vegetale oppure di porcetto, piuttosto che gli erborinati, il grana, la mozzarella ed il gelato di pecora.

Ma la pastorizia ha saputo andare oltre i propri confini aprendo a nuove collaborazioni ed ispirando, come nel caso della Sardegna, la bioedilizia di Daniela Ducato, che ha ideato diversi utilizzi della lana di pecora (per l’isolamento termoacustico degli edifici, piuttosto che la lana mangia petrolio per ripulire il mare dagli idrocarburi petroliferi), ma anche di sottoprodotti come la scotta divenuta base per le pitture anti-muffa green. La pecora dunque come antidoto all’inquinamento edilizio, che rimane il settore più inquinante. «E’ un settore al passo con i tempi che rimane il simbolo della Sardegna, da cui nasce la nostra identità, ma anche quello che ha forgiato il nostro territorio – sottolinea il direttore della Coldiretti Luca Saba - Cosi come si distingue per il benessere animale e per l’alta qualità delle produzioni. I pecorini nel 2015 hanno registrato il record storico nelle esportazioni del made in Italy con un balzo delle vendite del 17percento sui mercati stranieri dove i pastori hanno conquistato nel 2015 lo scettro di migliori ambasciatori del prodotto nazionale». «La nota stonata – evidenzia Cualbu – sono quei trasformatori che continuano ad usare la filiera per rafforzare i loro interessi a scapito dei produttori. Una politica senza futuro che danneggia la credibilità stessa dei pecorini conquistata grazie anche e soprattutto ai progressi dei pastori. Il terrorismo fatto in questi mesi per abbassare il prezzo del latte dimostra infatti, ancora una volta, che l’anello debole e meno evoluto sono proprio i trasformatori».
27/3/2024
Una buona notizia che arriva dopo le recenti segnalazioni da parte di Anbi Sardegna, del Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale e di Coldiretti Sardegna che avevano denunciato lo sversamento a mare dell’acqua del Tirso, diga che aveva superato il limite di guardia, con il conseguente spreco della preziosa risorsa


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