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Porto Torres 24notiziealgheroOpinioniUrbanisticaIl Lungomare Valencia verso una nuova giovinezza
Carlo Mannoni 1 giugno 2016
L'opinione di Carlo Mannoni
Il Lungomare Valencia verso una nuova giovinezza


Chi, ad Alghero, percorre per la prima volta il Lungomare Valencia, nel tratto che va dal locale El Trò sino alla scalinata che conduce all'area degli scogli piatti, rimane per qualche attimo stupefatto. Perché, vi chiederete? Provo a spiegarlo. In quel tratto facevano mostra di se, fino allo scorso mese di marzo, i resti di ventotto panchine, una volta in cemento armato, deteriorate a tal punto, comprese le relative balaustre, da aver perso addirittura la loro forma originaria. Non più panchine, dunque, ma ruderi semidiroccati, con i ferri arrugginiti a vista, che costituivano, da un tempo non breve, non solo un pericolo per la pubblica incolumità, ma anche uno dei peggiori biglietti da visita della nostra città. Ecco, fate conto che il visitatore sia a conoscenza che il Lungomare Valencia sia uno dei “vestiti buoni” della città di Alghero, un vestito vecchio, è vero, ma ancora ben presentabile anche solo con qualche rammendo ed alcuni adeguati rattoppi. D'altronde, come potrebbe non esserlo considerati i panorami sul mare e sulla città che da quella zona di costa si possono godere. Ecco, il visitatore che inizia la salita di quella parte di lungomare, si imbatte subito nelle nuove panchine rifatte. Sono là a dargli il benvenuto, con il loro colore grigio metallico che, a differenza degli uomini e donne, sa di giovane età, di qualcosa di appena realizzato.

Lo stupore, direte voi? Lo stupore è là, dietro la prima curva che porta al lungo rettilineo della salita sino alla piazza intitolata alla cantante Giuni Russo. D'un tratto, infatti, il colore grigio del cemento armato appena gettato, e che ha dato forma a quattordici panchine da poco realizzate, si interrompe per lasciar posto al color marrone e ruggine dei vecchi ruderi delle restanti quattordici. Sono, infatti, solo quattordici quelle ancora mal ridotte, perché le rimanenti, sino al grande piazzale sovrastante, per quella strana legge valida anche per gli umani che fa invecchiare taluni prima di altri pur della stessa età, si sono conservate bene. Il visitatore, che ama dare la parola alle cose inanimate, per vincere lo stupore suscitato da un'opera completata a metà, prova ad interrogare le vecchie e decrepite panchine. Esse rispondono con la flebile voce loro rimasta: “stavamo per aver nuova vita, dicono all'unisono, ma per noi le risorse finanziarie non erano sufficienti. Ormai chi governa taglia su tutto per risparmiare, persino su di noi!”.

Ecco, ancora una volta i fondi che mancano! Il visitatore non ha motivi per mettere in dubbio la parola delle malridotte panchine e, superato l'iniziale stupore, si rende conto che amministrare un comune è oggi come curare tanti ammalati assieme. Il sindaco-dottore, che svolge un compito assai arduo, non riesce a curarli tutti e bene con i limitati medicinali a disposizione, ed allora, in certi momenti, è costretto a limitarsi alle urgenze. Ed allo stesso visitatore viene quindi da considerare, in uno slancio di ottimismo, che l'opera è stata comunque realizzata, seppure a metà. Un mezzo merito, ripete a se stesso, mentre imbocca il Lungomare Dante riappropriandosi della vista di Capo Caccia. Un mezzo merito che bisogna riconoscere al sindaco ed al suo assessore dei Lavori pubblici che hanno agito, a suo tempo, in piena difficoltà. Ma un mezzo merito non è però ancora un merito pieno, obietta a se stesso, e in caso di inerzia può tramutarsi in un demerito, questo lo sanno tutti. Lo sa senz'altro anche il sindaco della città al quale il visitatore vorrebbe far arrivare, fiducioso, il suo accorato appello. Ma sa anche che il sindaco stesso ha ora le risorse disponibili e che, presto, anche le restanti quattordici panchine vivranno una nuova giovinezza al pari delle altre più fortunate.

* già assessore regionale


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