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Luciano Deriu 25 giugno 2016
L'opinione di Luciano Deriu
L’Europa senza guerre siamo noi


Dal Regno Unito, un sogno, un progetto della mia generazione e prima di Spinelli (e ancora prima di Churchill), che ha dato all’Europa 70 anni di pace, spazzato in una notte da un voto popolare. I vecchi hanno deciso il futuro dei giovani. Ci sarà da ricostruire. E da riflettere. È giusto delegare al “popolo” scelte complesse su globalizzazione delle genti, assetti politici, economici e sociali che riguardano mezzo mondo? Ma poi il “popolo” esiste davvero? Io sono convinto che il popolo non esiste. Esiste una moltitudine detentrice di una approssimativa identità, portatrice ognuno di differenziati interessi, nobili o gretti che siano, più spesso rivolti all’orticello privato. Il voto popolare, quasi sempre viene dalla pancia, una percezione, una paura, una simpatia, un’antipatia. Forse c’era una volta il “popolo” del Novecento, quello sì, derivato dal dilagare della dottrina marxista. Ma non coincideva affatto con la popolazione, era in realtà la categoria degli operai salariati delle grandi fabbriche, era“la classe” resa omogenea da obiettivi antisistema e portatrice di un’ideale di comunità poi scontratosi duramente col mondo reale. Anche quella omogeneità di classe si è persa da oltre venti anni.

La consultazione popolare è da prendere con prudenza. “Pane si o pane no”, quando si ha fame è facile, decide la pancia; è facile anche “divorzio si, divorzio no”, decide l’intuito. Ma in casi, strategici per il mondo, il voto non può essere dettato da percezioni come l’orgoglio passatista di una storia imperiale o la paura del diverso. La democrazia rappresentativa è stata inventata proprio perché sui casi complessi occorre un indispensabile bagaglio di riflessione e competenze. E viene da riflettere anche sul nostro passato. Abbiamo imparato che perfino la scelta della forma di governo è troppo complicata per essere fatta dal “popolo”. Ad Alghero al referendum del 1946 vinse la monarchia con percentuali oltre il 60percento. Così in Sardegna. E se in Italia vinse la repubblica non sono sicuro che quello fosse il volere del popolo. La storia la scrivono i vincitori. E quel referendum del dopoguerra fu gestito quasi interamente dai partiti che avevano vinto la guerra. Nonostante questo, mezzo Paese votò esprimendo il suo affetto viscerale per il re. I risultati della votazione furono poi inficiata da enormi brogli in tutta Italia.

La segreteria di Casa Savoia chiedeva una verifica dello spoglio che fu negata. De Gasperi intimò a Umberto l’allontanamento immediato, prospettando in caso contrario l’ingresso a Regina Coeli, di lui o del re. È quanto riportato recentemente in una celebre telefonata, a suo tempo secretata. E c’era poco da scherzare con i partigiani che giravano per le strade ancora armati. Allo scontro, Umberto preferì la partenza. Passò anche ad Alghero e qualcuno se lo ricorda. Dicono fosse un uomo mite. Da Alghero prese il volo per suo il buen retiro tra glicini e azalee in un luogo ameno sulla costa portoghese, che, in un viaggio, mi è capitato di vedere. Un buon posto dove far crescere i bambini. Che sono potuti crescere bene, senza guerre. Come noi. E, al di là di tutte le storture che può avere, quello di aver garantito la pace è il grande merito dell’Europa Unita.


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