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S.A. 26 agosto 2016
Incendi e siccità, Coldiretti Gallura chiede lo stato di calamità
A causa dello stato di siccità persistente e degli incendi che stanno colpendo il territorio gallurese, la Coldiretti Gallura chiede l’immediata attuazione dello stato di calamità naturale


OLBIA - Il territorio gallurese e con esso tutti i protagonisti del comparto agricolo stanno affrontando una delle annate più difficili degli ultimi decenni. Da un lato le aziende si trovano costrette a fare i conti con uno stato di siccità che si protrae dall’inizio del 2016 e dall’altro fanno la conta dei danni per i tanti roghi divampati nel corso della stagione estiva e culminati con l’incendio che nei giorni scorsi ha mandato in fumo l’agro di Luras. Per questi motivi la Coldiretti Gallura chiede che sia applicato con urgenza lo stato di calamità naturale.

«Dall’inizio dell’anno stiamo facendo i conti con una siccità senza precedenti – afferma il presidente della Coldiretti Gallura, Giambattista Manduco. I livelli di acqua presenti all’interno della Diga del Liscia sono ai minimi storici e i nostri soci sono stati costretti a rispettare le turnazioni per irrigare le colture e per abbeverare i propri animali. Chiediamo a tutti i sindaci del territorio e a tutte le istituzioni pubbliche che si attivino per avviare le pratiche per il riconoscimento dello stato di calamità naturale».

«L’incendio che nei giorni scorsi ha mandato in fumo centinaia di ettari in tutta la Gallura attaccando le sugherete e mettendo in ginocchio l’economia di decine di aziende agricole – aggiunge il direttore della Coldiretti Sassari e Gallura Ermanno Mazzetti – ha acuito uno stato di emergenza già elevato. Al momento è ancora difficile fare una stima dei danni ma dai primi elementi appare necessario attivare lo stato di calamità naturale per tutelare tutte le aziende che hanno perso gran parte della loro produzione».
Commenti
27/3/2024
Una buona notizia che arriva dopo le recenti segnalazioni da parte di Anbi Sardegna, del Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale e di Coldiretti Sardegna che avevano denunciato lo sversamento a mare dell’acqua del Tirso, diga che aveva superato il limite di guardia, con il conseguente spreco della preziosa risorsa


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