Il saldo, positivo, è di 1.046 attività. Negli ultimi quattro anni sono cresciuti quasi del dieci per cento ma i segnali non sono rassicuranti nemmeno in questo settore: un´impresa su due cessa entro i primi tre anni di vita
ALGHERO - La tendenza nel mondo del commercio in Sardegna è chiara: chiudono i negozi d'abbigliamento e aprono ristoranti e bar. Negli ultimi quattro anni sono cresciuti quasi del dieci per cento ma i segnali non sono rassicuranti nemmeno in questo settore: un'impresa su due cessa entro i primi tre anni di vita.
Sono gli ultimi dati dell'Osservatorio Confesercenti. Nel 2012 le attività di somministrazione erano 11.171, ad agosto 2016 sono 12.217. Il saldo, positivo, è di 1.046 attività. «Pesano tantissimo le tasse, Tari e Tasi sono particolarmente esose per ristoranti e bar - commenta Roberto Bolognese, vice presidente vicario di Confesercenti Sardegna - ma soprattutto la formazione. Quando la competizione è alta non ci si può improvvisare se si vuole avere più opportunità di successo».
A crescere in particolar modo i ristoranti, o comunque le attività che fanno anche ristorazione con molti bar che offrono alla clientela pasti veloci per il pranzo e aperitivi. «Se in tanti chiudono i battenti nei primi tre anni di vita la strada a quanto pare non sembra ancora ben tracciata - sottolinea Gian Battista Piana, direttore di Confesercenti Sardegna - le tasse per queste attività rappresentano un macigno. Come ad esempio la Tari, che in città come Cagliari e Nuoro, rappresenta un costo pesantissimo. E di sicuro farebbe tanto la formazione preventiva, ma anche quella continua. È un settore molto difficile in cui la preparazione, la competenza e la professionalità sono tutto».
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