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Porto Torres 24notiziesardegnaOpinioniReferendumI Cavoli del Ponte a merenda Costituzionale
Enrico Muttoni 6 ottobre 2016
L'opinione di Enrico Muttoni
I Cavoli del Ponte a merenda Costituzionale


Qualche giorno fa Eugenio Scalfari, interpellato da Lilli Gruber,ha dichiarato di essere contrario al Ponte sullo Stretto perchè "la salsedine corroderebbe le strutture". Qualche giorno dopo Marco Travaglio ha dato il medesimo parere a Giovanni Floris, motivandolo con "il ponte è troppo lungo, nessuno ancora ne ha costruito uno simile".
Che i giornalisti, a volte, straparlino, è un rischio professionale che devono correre. Ma che si permettano di trinciare giudizi tecnici è davvero grave, e pericoloso. I NO al ponte sullo stretto vanno ad aggiungersi a quelli verso la TAV, al MOSE, alle prospezioni geologiche sottomarine, al posizionamento delle antenne della telefonia cellulare, eccetera. Poi ci sono fatti più gravi, come per esempio le contestazioni alle perizie per la morte di Stefano Cucchi, o quelle per i militari a causa dell'uranio impoverito, ed in genere ai problemi ambientali. L'elenco è lunghissimo. In ognuno dei casi che ho citato, i tecnici vengono fatti passare da incompetenti, o come gente al soldo di imprenditori voraci e spregiudicati.

Ma anche se questa fosse la convinzione della maggioranza dell'opinione pubblica, il giornalista dovrebbe sentire il dovere dell'approfondimento culturale verso il fatto in sè, anzichè partire a testa bassa in una direzione, se è di maggioranza, o in quella contraria nel caso si trovi ad essere all'opposizione. E' vero che i tecnici, normalmente occupati al loro lavoro, sono specialisti che non possono, ma soprattutto non vogliono, discutere nel merito del loro operato. Che quasi sempre, va riconosciuto, è di difficile spiegazione e divulgazione al pubblico. E' difficile spiegare che un'opera pubblica, un installazione, un impianto, una linea elettrica o ferroviaria viene allestita per il bene della collettività, che tutti i rischi ipotizzabili sono stati valutati, e che certamente andrà a infastidire qualcuno. Le accuse, infatti, sono generiche ("non regge", "fa male", "è brutto","danneggia l'ambiente", "è inutile") dove, invece, si pretendono repliche dettagliate. Questo fastidio viene percepito in misura diversa a seconda degli individui, soprattutto da coloro che pensano che di quel "coso" possono farne a meno, essendo estranei ed indifferenti all'opera.

Per gusto di aneddotica, vanno ricordati i contrari alle ferrovie di metà '800 (spaventano il bestiame). La stampa e la TV, a questo punto, dovrebbe accuratamente evitare ogni sponsorizzazione, e limitarsi a riferire i fatti, lasciando le opinioni al pubblico. I giornalisti, che ormai hanno, in molti, un seguito televisivo di tifosi, dovrebbero rifletterci, prima di sparare un giudizio tecnico in prima serata.
Ma l'aspetto più grave della questione è l'instaurazione della sfiducia generale nel riguardo del lavoro di intere categorie di tecnici: medici, biologi, ingegneri, fisici, chimici, matematici, statistici: pericolosi speculatori,se favorevoli al progetto; difensori dell'ambiente e della cittadinanza se contrari. La giurisprudenza ci ha (male)educato nell'ammettere, al giudizio di incompetenti (magistrati togati e popolari), le perizie di parte: abbiamo visto nel caso di Yara Gambirasio i duelli tra accusa e difesa sulla validità delle prove; quando proprio in questo caso specifico il laboratorio per le indagini è riconosciuto come un'eccellenza mondiale.

La giurisprudenza dovrebbe quindi orientarsi verso l'ammissibilità di un parere di più esperti discusso quanto si vuole, ma univoco. Discutere quindi di materie tecniche senza possederne le basi scientifiche significa, innanzitutto, mettere in discussione la qualità dell'istruzione in Italia: e sono sempre i cultori di materie umanistiche a criticare l'operato dei tecnici, così come sono troppo spesso gli atei a parlare di religione. Non ho mai visto, infatti, un tecnico mettersi a discutere di morale, di politica, o di giustizia. Questo discredito, causato dall'ignoranza, ha pure dei risvolti, ripeto, gravi e pericolosi: si pensi alle polemiche suscitate da coloro che si dichiarano contrari ai vaccini, gente, a mio parere, da perseguire penalmente. Sarebbe dunque il caso di tener fuori il Ponte sullo Stretto dalle beghe politiche referendarie. Il ponte può, tecnicamente, essere costruito. Se debba esserlo è questione politica.

Mi meraviglia, a questo riguardo, che nessuno porti all'attenzione dell'opinione pubblica il bilancio costi/benefici di questa opera pubblica, documento che dovrebbe decidere sulla fattibilità dell'opera. Ricordando che le previsioni di spesa sono facilmente superabili, nel caso di opere innovative. L'eurotunnel, il Concorde, non hanno premiato gli investitori, ma hanno portato progresso. Il traforo del Gottardo è stato recentissimamente aperto, anch'esso con spese largamente superiori al previsto. Il Ponte sullo Stretto dovrebbe essere costruito essendo un'opera di risonamnza mondiale, un'occasione di rilancio dell'immagine nazionale, una fonte duratura di lavoro e di reddito per molti. E sarebbe davvero umoristico immaginare i futuri libri di storia motivare la sua costruzione, o il suo abbandono, come derivante dalla modifica di qualche articolo della Costituzione della Repubblica.


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