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Red 15 aprile 2017
Distanze: a Oristano un mese con Maria Jole Serreli
Si terrà venerdì 21 aprile, a partire dalle ore 19.30, nel rinomato ed esclusivo spazio espositivo “MCasa” di via Cagliari 275, ad Oristano, la tredicesima mostra d’arte intitolata “Distanze”. Nel terzo evento di quest’anno, Maria Jole Serreli presenta le sue opere


ORISTANO - Si terrà venerdì 21 aprile, a partire dalle ore 19.30, nel rinomato ed esclusivo spazio espositivo “MCasa” di via Cagliari 275, ad Oristano, la tredicesima mostra d’arte intitolata “Distanze”. Nel terzo evento di quest’anno, Maria Jole Serreli presenta le sue opere. La mostra, visitabile fino a venerdì 26 maggio, è curata da MArte sotto la direzione artistica di Flaminia Fanari. Interverranno l’artista, Giovanni Corbia patron di Sartegna Contemporanea (che collabora al progetto), con presentazione del direttore della Fondazione Alghero Meta Paolo Sirena e la partecipazione di Maria Sciola. Nell’ottica dell'innovazione e ricerca prodotto, Luca Meloni illustrerà “Spaziocontinuo” le resine di Litokol.

La mostra, si legge nel testo critico curato da Flaminia Fanari, raccolta nell’intimità del tempo e degli spazi familiari, segue in parte il consueto tracciato espositivo ovvero la ricostituzione delle Stanze identitarie, Animas, confortevoli nidi di pace, da cui ripartire nei momenti di crescita artistico-progettuale e umana. Di stanza in stanza Jole si riappropria dei ricordi domestici, de sa domu, per ricucire, attraverso la loro, la propria anima smarrita: è la perdita che la spinge a “cercare” e nel recupero del passato trova i presupposti per ristabilire l’equilibrio tra l’io e il mondo esterno. Nell’esposizione di MArte, le Stanze si aprono in uno spazio comune e il dialogo tra le opere colma le distanze, liberando i sentimenti contrastanti delle Statue d’animo, che sfilano nel silenzio infranto dall’urlo della piccola mosca bianca. I ricordi rivestono le forme concrete degli oggetti di proprietà, che Jole lega a sé, per sempre: non sono objets trouvés, perché il loro incontro non avviene in maniera casuale, ma neanche ready-made, in quanto, nonostante l’autenticità del puro valore simbolico, le animas conservano il riferimento al contesto funzionale d’origine. Poter cogliere l’anima, il respiro vitale, di chi ha infuso vita a quegli oggetti dà a Jole la possibilità di tramandare quella stessa anima ai posteri, innanzitutto al figlio.

Lei, donna e madre, sensibile alla tematica femminile nel suo aspetto procreativo, studia le leggi naturali che regolano la ciclicità della vita, scomposta nelle fasi fondamentali. L’attenzione viene catturata soprattutto dalla seconda fase, la crescita; tutte le implicazioni dei termini allevare, alleviare, lievitare, nel senso di “alzare”, “crescere”, “rendere leggero” e “gonfiare”, come effetto dell’amore materno, si avvertono nelle simbologie del pane e del baco da seta, amorevolmente covato nel cassetto sotto il materasso, e acquistano valore nell’impostazione dinamica delle installazioni. Già dai primi anni di studio, andando oltre le correnti del fare di Maria Lai e dell’arte cinetica di Gianni Colombo, Jole è arrivata a ricongiungersi con lo spirito originario dell’arte tessile, incoraggiata dagli insegnamenti del suo unico Maestro, Pinuccio Sciola. Da diversi anni a questa parte, la fiber art è il mezzo espressivo scelto per costruire i suoi legami, in modo diretto attraverso i fili, apicali di finissimi pensieri riflessivi, oppure recuperando gli intrecci di sedie, carte da lettera e tessuti: nelle diverse contestualizzazioni geografiche, grazie ad interventi site specific, i filati di seta o cotone, di lino o spago fanno emergere l’anima delgenius loci, legando le distanze, spaziali e temporali. Molto spesso vengono utilizzate stoffe antiche appartenute e usate dai nonni, come nelle installazioni inedite del progetto “Cuore nero_ il peso del sonno”, in cui le lenzuola rivelano la natura complessa dei legami affettivi, che portano con sé il dolore del passato, le incomprensioni e le preoccupazioni che sgualciscono le lenzuola, la nostra pelle notturna, impedendo sonni tranquilli. Dormire rappresenta, però, la pausa necessaria che ferma il tempo prima dell’assimilazione conscia dei ricordi più brucianti, per questo Jole non esita a fermare le lancette dell’orologio e comprimere le lenzuola sotto il peso simbolico dell’ossidiana: la continuità dei legami viene preservata ma vengono filtrate le sofferenze, il cuore nero neutralizzato nell’ossidiana, incarnazione protettiva del territorio natìo che riposa da secoli all’ombra del Monte Arci.


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