«Un drammatico problema di salute pubblica» è il tema al centro del convegno organizzato dal Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell´Università di Sassari, in programma giovedì pomeriggio
SASSARI - Obesità e cultura della salute è il tema al centro del convegno organizzato dal Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale (diretto da Antonello Ganau) della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli studi di Sassari, in programma giovedì 1 giugno, alle ore 16, nell’aula Magna dell’Ateneo turritano. Aperto anche “non addetti ai lavori”, alle scuole, agli insegnanti, alle famiglie ed ai giovani in particolare, si avvale di un approccio nuovo, multidisciplinare, con la partecipazione di cardiologi, endocrinologi, gastroenterologi, farmacologi, internisti, antropologi culturali, storici della medicina ed esperti del mondo della comunicazione.
L’obesità può essere considerata una vera e propria pandemia (com'è stata definita dall’Organizzazione mondiale della sanità) strisciante e subdola. Bastano poche cifre per dare conto dei contorni del fenomeno: nel 2015, gli adulti in sovrappeso erano circa 2,3miliardi e gli obesi più di 700milioni. Per la prima volta, nonostante il progresso della scienza e della medicina, l’aspettativa di vita dei bambini americani è inferiore a quella dei loro genitori a causa dell’obesità. Una condizione che non riguarda solo gli Stati Uniti. L’ufficio regionale europeo dell’Oms stima che circa la metà della popolazione adulta sia in sovrappeso. In Italia, tre adulti su dieci risultano in sovrappeso, mentre più di uno su dieci è obeso: complessivamente, quindi, il 43percento di italiani sono in eccesso ponderale. Il sovrappeso (legato alla sedentarietà ed alle abitudini alimentari) tende ad aumentare con l’età.
Si tratta di una realtà preoccupante per l’elevata morbilità associata alle patologie cardiovascolari che sono causate dal diabete, che nell’80percento dei casi è collegato a sovrappeso ed obesità. Un fenomeno dilagante, per il quale è stato coniato un neologismo: “diabesità”. Stando ad alcune stime, interesserà il 6,3percento della popolazione nel 2025, coinvolgendo 333milioni di persone in tutto il mondo. Per quanto riguarda l’Italia, l’International diabetes federation aveva stimato per il 2025 il superamento di quota 3milioni di diabetici: questa soglia è stata superata con largo anticipo, oggi abbiamo almeno tre diabetici accertati, più «una quota stimabile in circa un milione di persone che, pur avendo la malattia, non ne è a conoscenza». E ciò senza tenere conto della sindrome metabolica (obesità, ipertensione arteriosa, dislipidemia aterogena e prediabete), che causa aterosclerosi ed aumentato rischio di eventi cardiaci e cerebrovascolari. Di grasso si muore: il rischio di morire d'infarto aumenta del 25percento in tutti coloro i quali pesano il 20percento in più del proprio peso ideale, e quello di morire di ictus aumenta del 10percento. Ma se il peso supera del 40percento quello consigliato, il rischio di morte per ictus aumenta del 75percento o per infarto miocardico del 70percento.
Di fronte ad una realtà che allarma per i suoi effetti sulla salute pubblica e la spesa sanitaria, è urgente contrastare il fenomeno, anche sul piano degli stili di vita e della comunicazione, spesso distorta, su alimentazione e cibo. Questo incontro si propone di far luce sulle diverse facce del fenomeno “obesità”: dal ruolo dei media agli aspetti antropologici e storici del fenomeno, dai dismetabolismi alle patologie cardiovascolari e neoplastiche che ne conseguono, dai cibi che fanno male a quelli che invece possono divenire farmaci.
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