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M.P. 18 novembre 2017
Dolore e commozione ai funerali di Michela
Una chiesa gremita in ogni angolo. Tantissima gente, soprattutto giovani per salutare per l’ultima volta Michela vittima forse di ricatti ma anche dell’isolamento da chi non ha saputo ascoltare il suo grido di aiuto


PORTO TORRES - «La vita di ogni ragazzo o ragazza non è sempre piena di gioia e allora dobbiamo avere quegli occhi capaci di leggere fin nel profondo ogni momento della vita e non interessarci delle persone solo quando muoiono». Parole che tuonano come un rimprovero nel silenzio della basilica di San Gavino dove questo pomeriggio don Mario Tanca ha celebrato i funerali di Michela Deriu, la 22enne che si è tolta la vita il 5 novembre a casa della sua amica a La Maddalena.

«Dietro la svogliatezza e la gioia dei ragazzi non sappiamo vedere la sofferenza - ha aggiunto don Tanca – per questo ci dobbiamo ritenere tutti responsabili». Una chiesa gremita in ogni angolo. Tantissima gente, soprattutto giovani per salutare per l’ultima volta Michela vittima forse di ricatti ma anche dell’isolamento da chi non ha saputo ascoltare il suo grido di aiuto. Quella di don Tanca è stata un’omelia diversa, una preghiera per convertire l’indifferenza e «le parole e i discorsi a volte azzeccati altre volte no».

Un funerale diverso per la presenza importante di agenti in borghese e in divisa inviati dalla procura di Sassari e Tempio che indagano da una parte sull’aggressione culminata nella rapina come raccontato da Michela e dall’altra sui responsabili che l’avrebbero indotta al suicidio. I militari hanno osservato i movimenti di ogni singola persona, all’interno e fuori dalla chiesa alla ricerca degli aguzzini e di coloro che in qualche modo sanno e conoscono la verità, quella che Michela forse ha solo sussurrato o gridato senza ricevere attenzione.

Un’amica al termine della cerimonia funebre, ha voluto dedicare a Michela i versi di una poesia di Franco Arminio per dire con le parole del poeta che «più che l’amore e la crescita ci vorrebbe tanta attenzione a chi cade, al sole che nasce e che muore e ai ragazzi che crescono. Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza".
17:08
Una targa in memoria dei cinque appartenenti al Corpo degli Agenti di Custodia, barbaramente trucidati nella notte del 18 novembre 1945, durante una rivolta all’interno della Casa di Reclusione di Alghero nel tentativo di impedire l’evasione di massa dei detenuti


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