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M.P. 24 marzo 2018
Sport paralimpico: Porto Torres presenta il progetto Agitamus
Ma i veri protagonisti sono stati gli alunni di due quinte elementari e due terze medie di Porto Torres che lunedì mattina, nella sala Filippo Canu, a partire dalle 9.30 racconteranno la loro esperienza attraverso l’utilizzo di elaborati, manifesti e docufilm


PORTO TORRES - Lo sport paralimpico insegnato dagli adolescenti per smuovere le coscienze adulte, spesso preconcette. A Porto Torres arriva al capolinea il progetto “Agitamus. Quando la scuola e lo sport valorizzano la diversità” che di fatto apre una corsia completamente nuova sul modo di tutelare e migliorare la condizione del disabile desideroso di cimentarsi con le discipline sportive. Immediatamente accolta dal CIP Sardegna, l’idea ha avuto anima e forma grazie all’interrelazione tra Comune di Porto Torres, Istituto comprensivo 2 di Porto Torres, e le altre entità coinvolte come il Progetto AlbatroSS: Finp (Federazione italiana nuoto paralimpico), Fipav (Federazione italiana pallavolo), Basket in Carrozzina Gsd Porto Torres e gli atleti non vedenti della Tigers Cagliari.

Ma i veri protagonisti sono stati gli alunni di due quinte elementari e due terze medie di Porto Torres che lunedì mattina, nella sala Filippo Canu, a partire dalle 9.30 racconteranno la loro esperienza attraverso l’utilizzo di elaborati, manifesti e docufilm. In pratica si sono gettate le basi per la creazione di una “Carta dei Diritti delle persone con disabilità nello sport” con l’individuazione di otto argomenti da associare al binomio “Sport & Disabilità”. A coordinare il progetto che si è protratto per tre mesi ha provveduto lo psicologo dello sport e psicoterapeuta Manolo Cattari già noto nell’ambiente paralimpico per le sue iniziative nell’ambito del Progetto AlbatroSS.

Ha collaborato anche Caterina Branca maestra e referente dell’inclusione per la scuola. «Il nome Agitamus prende spunto dal logo CIP che sta a simboleggiare lo spirito in movimento – chiarisce subito Cattari – e ha visto gli scolari più grandi cimentarsi con gli sport paralimpici grazie all’apporto di allenatori specializzati in Nuoto, Sitting Volley, Basket in carrozzina e Torball. Nel frattempo gli alunni più piccoli si sono interfacciati con diversi campioni paralimpici sardi dai quali hanno conosciuto le loro storie. Il corso si è chiuso con i discenti delle medie che si sono calati nel ruolo di istruttori con i ragazzini delle elementari».

Anche il passaggio dalla teoria alla pratica è stato meno complesso del previsto: «Per me è stata un’esperienza fantastica – continua il formatore – perché lavorando da tempo nel mondo della disabilità, non mi ero reso conto del potere che avesse lo sport paralimpico. Fino a quando non ho visto la spontaneità degli allievi che si sono presi tutto il tempo necessario per essere realmente all’altezza della situazione. Mettersi nei panni di una persona non vedente nel Torball o di un paraplegico nel Nuoto non è stato sicuramente semplice. Tale esperienza rimarrà loro impressa perché l’hanno vissuta e insegnata e non semplicemente ascoltata».

Lunedì davanti ad una platea gremita i ragazzi enumereranno a gran voce i punti salienti da tenere in considerazione quando si vuole offrire sport a persone con disabilità, perché vissuti sulla propria pelle. E al singolare e istruttivo appuntamento non mancherà il commissario straordinario del Cip Sardegna Paolo Poddighe. Con lui anche il presidente della Finp Danilo Russu e il presidente del Panathlon Sassari Marcello Sassu che ha contribuito attivamente all’iniziativa integrando i punti della Carta dei Valori e del Fair Play che caratterizzano la sua organizzazione. «Il Comitato Italiano Paralimpico isolano sta operando nel modo giusto per entrare nelle scuole. – conclude Manolo Cattari - e altresì concentra i suoi sforzi nella formazione degli insegnanti di motoria rispetto alle discipline paralimpiche, dando a quest’ultime un valore paritario rispetto alle altre. Così facendo si valorizza la formazione sia per l’insegnante di sostegno, sia per quello di educazione fisica».

Paolo Poddighe reputa tale esperimento molto interessante e lo immagina su larga scala: “Abbiamo raggiunto l’obiettivo che il CIP si era prefissato – dice - cioè quello di trasmettere la cultura sportiva paralimpica nel mondo della scuola, ma sotto l’aspetto formativo. Prendere coscienza delle difficoltà che hanno le persone con disabilità è essenziale. L’iniziativa è da esportare in tutti i comuni”.
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