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Red 1 maggio 2018
Arte, storia e cucina all’epoca dei Giudici di Torres
La storia del Giudicato di Torres ed i suoi “Giudici” o “Re”, riscoperta attraverso le abitudini alimentari dell’epoca. Un percorso originale ed al tempo stesso curioso offerto al pubblico durante il convegno organizzato e promosso dalla Pinacoteca Nazionale di Sassari e dal Priorato delle Antiche contrade di Torres


SASSARI - La storia del Giudicato di Torres ed i suoi “Giudici” o “Re”, riscoperta attraverso le abitudini alimentari dell’epoca. Un percorso originale ed al tempo stesso curioso offerto al pubblico durante il convegno organizzato e promosso dalla Pinacoteca Nazionale di Sassari e dal Priorato delle Antiche contrade di Torres. Un pezzo di storia medioevale di Sassari, ma anche di tutto il Logudoro e del resto dell'antico territorio giudicale rivisitata in chiave artistica storica e per concludere gastronomica. Un compito difficile, ma sapientemente riuscito affidato a luminari e professori che sabato mattina, nella Pinacoteca nazionale di Sassari, hanno raccontato la storia del Giudicato di Torres attraverso testimonianze, quadri ed importanti documenti sugli usi e costumi in cucina. Lo spaccato della vita medioevale è stato raffigurato a 360gradi, ad iniziare dai canti e dalle usanze musicali.

Ad introdurre i lavori del convegno, i cantadores Pino Masala e Marco Manca, accompagnati dal fisarmonicista Tore Podda e dal chitarrista Tore Mazzau, seguiti dalla magia sonora delle Launeddas di Fabrizio Melis, grazie al contributo del Comitato centro storico. L’evento multidisciplinare, moderato dal giornalista Pierluigi Piredda ed introdotto dal priore delle Antiche contrade di Torres Tito Antonio Paolini, si è aperto con l’intervento di Paolo Cau, figura portante dell’archivio storico del Comune di Sassari sul corpus museale e sulla storicità delle opere raffiguranti i giudici di Torres. I ritratti dei giudici, quadri esposti nella struttura museale, almeno inizialmente, non hanno incontrato grande attenzione nemmeno degli storici. Oggi, sono oggetto di numerosi studi e sono stati definiti da Cau “originali da scoprire”. Tele raffiguranti i sovrani di Torres che hanno governato tra il 1100 ed il 1250, agghindati come Enrico VIII e messi sotto una lente d’ingrandimento per scoprirne eventuali “fake”.

Dalla storia dei regni alla quotidianità, vista sotto il profilo alimentare, gastronomico, dalle abitudini culinarie agli stili di vita non solo dei regnanti, ma anche del popolo. Lo ha spiegato nel dettaglio la docente dell’Università degli studi di Sassari Pinuccia Franca Simbula, che ha indagato sulle usanze e sui cibi quotidiani consumati negli anni a cavallo tra il Dodicesimo e Tredicesimo Secolo. Alimenti considerati poveri, ma che venivano consumati indistintamente sia dai regali, sia dalle classi sociali meno abbienti. La distinzione sociale avveniva nel modo di cucinare e nell’uso di spezie da parte dei “regali”che ne esaltavano i sapori. Curiosità svelate da Simbula, che mai potevamo immaginare: dal vero frutto del peccato, non la mela bensì la banana, alle tipiche forchettine a due denti per assaporare le lumache. Ed a collegare il consumo dei cibi alla salute ed alle malattie dell’epoca, ci ha pensato Torquato Frulio, diabetologo e docente di farmacia dell’Università di Sassari. Anche nel Medioevo valeva il detto “noi siamo ciò che mangiamo”. La gola, uno dei sette vizi capitali, caratterizzava le persone, soprattutto quelle meno abbienti. Mentre i regnanti erano raffigurati sempre snelli, pallidi, regali, il popolo appariva anche nei dipinti, in carne e molto abbronzato.

E' nel Medioevo che sono apparse malattie mortali come la peste, ed il cibo era considerato importantissimo per la salute e per il mantenimento del benessere. Dopo i saluti in aula del presidente del Fipe Enrico Daga, che ha auspicato uno sviluppo dell'iniziativa capace di coinvolgere il settore della ristorazione e dell’assessore comunale Antonio Piu, il passo dalla storia del cibo alla degustazione è stato breve. A presentare i piatti tipici medioevali, l’enogastronomo Giovanni Fancello, che ha illustrato le pietanze sapientemente preparate dallo chef Mauro Loi. L’allestimento nel cortile interno della Pinacoteca è stato curato da Marisa Usai, manager del Gran galà Caterina di Porto Torres. Un menù con pietanze considerate povere, ma insaporite e speziate, dalla gallina con il mirto, alle conosciute “panadas” di carne, per arrivare alle minestre di erbe antiche, al grano bollito ed insaporito con il finocchietto e la ricotta salata. Salumi della Genuina di Antonio Salis che arrivano da Ploaghe e carni ai fumi di erbe aromatiche, un tripudio di sapori antichi che ha sposato perfettamente il gusto della storia ed il palato della contemporaneità. L’evento, che vedrà un secondo momento enogastronomico in fase di elaborazione in diversi ristoranti di Sassari e del territorio, su iniziativa del Priorato delle antiche contrade di Torres, ha goduto del patrocinio del Comune di Sassari, della Confcommercio nord Sardegna, della Camera di commercio Sassari-Nord Sardegna e di Confindustria centro nord Sardegna.
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