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Red 28 luglio 2018
Il Progetto Hermes decolla da Cagliari
Una rete di nano-satelliti osserverà la volta celeste: nato da un´intuizione di Luciano Burderi, docente di Astrofisica all’Università di Cagliari, e finanziato da un bando Horizon 2020, grazie ad un team internazionale molto forte e qualificato mira ad osservare con assoluta precisione le “Gamma Ray Burst”, il fenomeno più energetico finora osservato nell’universo


CAGLIARI - E’ stato selezionato dalla Commissione europea tra i vincitori del recente bando Horizon 2020 Space-20-Sci il progetto “Hermes-Scientific pathfinder”, nato circa due anni fa dall’intuizione di Luciano Burderi (docente di Astronomia e Astrofisica dell’Università degli studi di Cagliari) e Fabrizio Fiore (direttore dell’Osservatorio astronomico dell’Inaf di Roma). Il progetto prevede la realizzazione di tre nano-satelliti, equipaggiati con rivelatori X ad alta tecnologia di piccole dimensioni, dedicati all’osservazione di Gamma Ray Burst, intensi lampi di raggi gamma che possono durare da pochi millisecondi a diverse decine di minuti: potenti esplosioni che costituiscono il fenomeno più energetico finora osservato nell'universo.

Uno dei punti di forza del progetto è la collaborazione internazionale tra l’Università di Cagliari, l’Istituto nazionale di Astrofisica), il Politecnico di Milano, le Università di Trieste, Udine, Ferrara, Napoli Federico II, Tubingen, Nova-Goriza, Eotvos Budapest, e diverse piccole e medie industrie slovene, ungheresi e spagnole: anche per questo, Hermes gode del supporto dell’Agenzia spaziale italiana. I satelliti del progetto saranno in grado di localizzare, in pochi anni, le enormi esplosioni cosmiche con una precisione variabile tra pochi gradi e qualche minuto d’arco, fornendo un contributo di assoluta rilevanza alla cosiddetta “astrofisica multi-messenger”.

«Hermes può offrire una fast-track meno costosa per fornire un supporto complementare a queste missioni complesse», spiegano Burderi e Fiore. Questo obiettivo, notevolmente ambizioso, sarà raggiunto utilizzando le cosiddette “disruptive technologies”: tecnologie poco costose, ma dal considerevole impatto nel settore in cui sono adottate. Si tratta, quindi, di un progetto facilmente incrementabile, in quanto basato su nano-satelliti relativamente poco costosi e con un tempo di sviluppo di pochi anni. Il passo finale sarà la realizzazione di una grande costellazione di nano-satelliti, che consentirà di rivelare e localizzare Grb su tutta la volta celeste, con accuratezza minore del minuto d’arco, permettendo di individuare con certezza le loro galassie ospiti.

Nella foto: Luciano Burderi
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