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M.P. 18 ottobre 2018
Marmi nei fondali di Stintino: prime indagini
Si sono recentemente concluse, in località Punta del Francese al largo delle coste di Stintino, le indagini archeologiche subacquee sul carico di blocchi di marmo bianco di età romana imperiale giacente sul fondale marino a circa 18 metri di profondità


STINTINO - Si sono recentemente concluse, in località Punta del Francese al largo delle coste di Stintino, le indagini archeologiche subacquee sul carico di blocchi di marmo bianco di età romana imperiale giacente sul fondale marino a circa 18 metri di profondità. Carlo Beltrame, docente di Archeologia marittima all’Università Cà Foscari di Venezia, nell’ambito delle ricerche sulle rotte del marmo in età antica, ha ottenuto quest'anno l’autorizzazione per una campagna di rilievi e campionature sul giacimento, la cui documentazione è stata realizzata da un’equipe di studiosi e studenti con l’aiuto di tecnologie avanzate per la ricostruzione del carico in 3D.

Il gruppo di lavoro dell’Università Cà Foscari di Venezia è stato affiancato per la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio di Sassari e Nuoro da Giovanni Antonio Chessa, del Servizio per l’Archeologia subacquea diretto da Gabriella Gasperetti, mentre per la collaborazione tecnico-logistica è stata assicurata dal Rocca Ruja Diving Center di Giuseppe Dettori, che si è distinto per la competenza e la cortese disponibilità. Prima di ripartire per Venezia, Beltrame ha illustrato le sue ricerche in un’affollata conferenza tenutasi sabato 29 settembre al Museo della Tonnara di Stintino.

Dopo il lavoro in mare i campioni saranno analizzati per stabilire la provenienza del marmo che, se ne sarà confermata l’origine lunense dalle cave dell’odierna Carrara, e la datazione alla prima età imperiale, costituirà uno dei carichi più antichi ritrovati lungo le coste del Mediterraneo occidentale. Le avverse condizioni meteo-marine, che hanno ostacolato le operazioni per qualche giorno, sono state l’occasione per verifiche sui materiali archeologici segnalati lungo le coste interne dell’Asinara, confermando, con questa esperienza, la preziosa collaborazione degli operatori turistico-sportivi che frequentano le nostre acque, anch’essi custodi del patrimonio culturale comune.


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