La ricerca a livello nazionale è stata svolta dalle Acli della provincia e verrà presentata il mese prossimo nel convegno in programma a Gesico
CAGLIARI - Le “Acli” di Cagliari hanno svolto una ricerca sui flussi migratori e sullo spopolamento in Sardegna, che sarà pubblicata nei prossimi giorni e presentata ad agosto durante un convegno in programma a Gesico.
Considerando i dati sulle rimesse, ossia il denaro che i lavoratori stranieri inviano alle loro famiglie nei paesi d'origine, si evince che nel 2013 la crisi economica ha continuato ad incidere sull’invio dei risparmi verso l'estero degli immigrati (badanti, colf, braccianti agricoli ed operai, che spesso hanno lasciato a centinaia di migliaia di chilometri dalla Sardegna una parte della loro vita). La distribuzione dei dati per Provincia mette in evidenza il contributo in termini di risorse riportate in patria, euro che si trasformano in moneta locale in Cina, Marocco, Romania, Ucraina, o in altri Stati.
Dai numeri (elaborati dall’Acli sui dati dell’Istat e della Banca d’Italia), risulta che il numero maggiore di stranieri risiede nella provincia di Sassari (il 42,3 percento), con una quota di rimesse pro capite di 3285euro (-51percento rispetto al periodo precedente), ma la percentuale maggiore di incremento delle rimesse verso l’estero tra il 2007 ed il 2013 proviene dalla provincia di Cagliari (+7percento), in controtendenza rispetto alle altre province (-43percento Nuoro e - 48percento Oristano) ed ai primi posti in Italia (media nazionale, 1254euro, con un calo del 46percento).
Per Mauro Carta, presidente provinciale delle Acli di Cagliari, i dati sulle rimesse sono molto difficili da quantificare, in quanto si riferiscono a molte transazioni di piccole dimensioni attraverso una molteplicità di canali, a volte informali. Considerato questo, è comunque evidente che resta in Sardegna più dell'80percento di quello che gli immigrati guadagnano, una risorsa fondamentale per l’economia dell’Isola.
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