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Antonio Sini 22 agosto 2014
Liutaio e portotorrese doc: la storia di Giorgio e le sue chitarre
A Porto Torres il suo laboratorio meta di grandi artisti e semplici appassionati. Grande capacità e versatilità sono le sue doti migliori


PORTO TORRES - Si arriva in via Aretino a Porto Torres con un po' di difficoltà. Via periferica di una città cresciuta a dismisura, ma che riserva la sorpresa di trovare una persona eccezionale, a misura di uomo. In settanta metri quadrati del suo laboratorio-esposizione ”rock’s” c’è Giorgio Perantoni, un liutaio che costruisce e ripara principalmente strumenti a corda. Chitarre di ogni marca e valore, e per lui sono tutte degne di massima attenzione. Dopo aver fatto esperienze in altri settori lavorativi, Giorgio si è immerso nel mondo della strumentistica musicale, dando prova di grande capacità, intuito lavorativo e soprattutto amore per una lavoro parco di guadagni ma pregno di soddisfazioni. Uno di quei lavori che se non lo senti dentro non lo puoi fare. Uomo schivo e poco avvezzo a mettersi in evidenza, è un porto torrese doc legato alla sua città e alla sua terra prima di ogni altra cosa.

«Ho cominciato quasi per gioco – afferma Giorgio – smontando e rimontando strumenti di mia proprietà o di amici che si fidavano». Riparando, intervenendo sulla meccanica, non semplice tiro del manico e setup di ottave, regola l'altezza delle corde individuali, lucida i tasti, sistema il capotasto: «Lo strumento quando esce da qui deve essere a posto, nei particolari e il cliente deve essere soddisfatto. Certo – continua Perantoni – non si diventa ricchi facendo questo lavoro, ma lo faccio ricevendo tante gratificazione e vantando tanti amici, poi come posso dire di no a un giovane squattrinato che mi si presenta con un problema alla sua chitarra? Questione di carattere e io non so dire di no».

Ma per tanti giovani che oggi non possono Giorgio Perantoni vanta clienti di assoluto valore: da Piero Marras ai Tazenda, dal bassista di Salmo ai Train to Roots, da Marco Ligabue a Antonello Corraduzza chitarrista di Fiorello. E mentre smonta sul suo tavolo di lavoro una Telecaster del 1980, per fargli un setup totale e farla risplendere come merita, ammette che molti giovani si sono avvicinati per imparare questo lavoro: «I ragazzi di oggi non hanno pazienza, vogliono imparare tutto e in fretta, ma in questo lavoro non si finisce mai di imparare e guai a credere di essere arrivati».

La sua versatilità è dimostrata dalla presenza nel suo laboratorio di chitarre che sono le migliori marche in commercio: Fender, Epiphone, Gibson, Ibanez. Ma parlare di chitarre cion Giorgio Perantoni è riduttivo, perché interviene e ripara tutto: «ho avuto fra le mani un violino che aveva oltre sessant’anni, e mi è capitato di riparare un mandolino dei primi del 900. Certo niente di eccezionale per altri, ma per me motivo di grande orgoglio a lavori finiti». Insomma si parla di un artigiano autodidatta che ha studiato, si è documentato, e ogni giorno si immerge in un lavoro che è al contempo sfida all’elettronica e affidamento alla manualità. «Mi hanno chiesto di andare fuori in continente a lavorare con prospettive di guadagno importanti, ma ho scelto la mia libertà nel mio laboratorio e il sorriso quotidiano di mia figlia che abita qui nella mia città, a cui sono fortemente legato». E continua sorridente a maneggiare la Telecaster come se fosse un gioiello da tirare solo a lucido.
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