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Elias Vacca 1 settembre 2014
L'opinione di Elias Vacca
Presidi giudiziari smantellati, ritorno al passato ultraventennale


Il governo delle rapide riforme prosegue, a quanto è dato temere, nello smantellamento dei presìdi territoriali dell'apparato giudiziario. Non è infatti solo ascrivibile a notizie di stampa o voci di corridoio il timore per la soppressione della sezione sassarese della corte d'appello di Cagliari. E' sufficiente consultare il sito del ministero della giustizia, sul quale compare una figura circolare, una specie di torta, e cliccare sulla fetta numero 11, di un suggestivo color lilla, e ulteriormente su “Innovazione organizzativa del sistema giudiziario”. Ah! Il potere delle parole...” innovazione” vale a dire modernità, progresso, adeguamento dell'apparato alle esigenze dei tempi correnti.
Ed invece, come è ben chiaro ed evidente anche ai non addetti ai lavori, si paventa un ritorno al passato ultraventennale. Quando misi piede per la prima volta in un'aula di giustizia era il 1988. Sassari era sede di tribunale, ma la corte d'appello si trovava a Cagliari.

Il rischio è che si ritorni a quel punto. Infatti il capitolo “Innovazione organizzativa del sistema giudiziario”, aggiornato il 13 agosto 2014 allorquando non solo giudici ed avvocati sono più distratti, reca una rubrica su Misure per l'ulteriore razionalizzazione della geografia giudiziaria. Già a leggerla anche i meno avvocati ma pur sempre accorti rabbrividiscono. Atteso che la “razionalizzazione” degli uffici giudiziari operata da Monti-Cancellieri ha significato la soppressione di 30 tribunali e di 220 sezioni distaccate degli stessi, tra le quali Alghero, veder scritto “ulteriore razionalizzazione” lascia poco spazio all'immaginazione. Ne chiudono altri. Ed infatti un preciso paragrafo del proclama governativo si apre con Riforma della geografia giudiziaria delle corti d'appello. Dato l'evidente scadimento della parola “riforma” nel vocabolario politico-istituzionale quando la sento o la leggo metto mano alla pistola. Insomma non sono mai belle notizie.

La riforma del mercato del lavoro significa maggiore precarietà dei lavoratori in ossequio alle ragioni del mercato, la riforma della scuola normalmente ci fa perdere posizioni nel ranking mondiale dell'istruzione, la riforma del senato l'abbiamo letta e sta alle istituzioni come Robespierre a Maria Antonietta. A conferma del malpensare si parla espressamente nel paragrafo di “uffici soppressi”. Ma i click non sono finiti, perchè in calce al testo di cui parliamo c'è un link alla Relazione Tecnica. L'ultimo richiamo ci toglie tutti i dubbi. La relazione espressamente dice “per rafforzare l’efficienza del sistema giudiziario, si propone, in particolare, di ridefinire l’assetto territoriale dei distretti delle corti di appello, posto che gli uffici di secondo grado sono attualmente quelli che versano in condizione di maggiore sofferenza e che, pertanto, necessitano di tempestivi interventi sul piano organizzativo. In particolare ci si propone di procedere alla revisione della distribuzione sul territorio delle corti di appello anche mediante la loro riduzione ed accorpamento.

La razionalizzazione della distribuzione degli uffici potrà aver luogo anche attraverso l’eventuale soppressione delle sezioni distaccate -fatto salvo il rispetto dei vincoli costituzionali che riguardano la sezione distaccata di Bolzano- nei casi in cui ciò si riveli necessario...”. Ora avranno anche un bel dire da palazzo Chigi e zone limitrofe invitandoci a “stare sereni” ma se consideriamo che le sezioni distaccate di corte d'appello presenti in Italia sono tre e non più di tre (Sassari, Taranto ed, appunto, l'insopprimibile Bolzano) mi pare che il messaggio sia chiaro. Tutto ciò detto e premesso, come scriviamo noi avvocati per trarre conseguenza dall'esposizione dei fatti nudi e crudi, occorre sventare con determinazione il tentativo in atto. Quando provammo noialtri poveri avvocati di paese a contrastare la inutile e scellerata soppressione della sezione distaccata del tribunale cercammo alleanze e ne trovammo, non particolarmente incisive ma leali, nella amministrazione comunale algherese.

Non ne avemmo alcuna dai magistrati, in nome della maggiore efficienza che sarebbe scaturita dall'accorpamento, non dai colleghi avvocati del foro sassarese, e non è neppure il caso di spiegare perchè, ma soprattutto non ne avemmo granchè dai nostri concittadini i quali ultimi sottovalutarono i disagi che avrebbe loro provocato la chiusura della sezione di tribunale. Anzi, a leggere i commenti postati sotto gli articoli che questa testata pubblicò, i lettori erano entusiasti della soppressione dell'ufficio in nome dell'efficienza promessa, del resto, pensavano, il tribunale sotto casa era una comodità degli avvocati e siccome ormai la combinazione tra delirio da tastiera e mal comune mezzo gaudio produce effetti abominevoli molti ragionavano come il “sussincu” della barzelletta: ve bene se il governo mi cava un occhio purchè ci sia qualcuno, gli avvocati, al quale ne cava due.

Non sapevano, i poveretti, che alla fine loro e solo loro avrebbero scontato gli esiti della potatura governativa. Oggi per qualsiasi incombenza non riservata al giudice di pace ci si deve recare a Sassari: testimoniare in causa, esporre al giudice tutelare la condizione del proprio congiunto disabile, assistere al proprio processo penale o civile o al processo che riguardi un congiunto, richiedere e ritirare (dopo tre giorni dalla richiesta) copia di atti e via discorrendo. Gli avvocati si recavano e si recano a Sassari quotidianamente, chi scrive ha colto anche l'occasione per aprirvi uno studio ove trascorre, a questo punto, una buona fetta del proprio tempo. Fastidi, zero. Epperò il disagio dei miei concittadini è il mio disagio perchè è bene far prevalere l'impegno per una qualità di vita migliore per tutti, piuttosto che il sogghigno idiota per le supposte difficoltà degli altri finchè, come meglio diceva Bertold Brecht, non vengono a prendere te.
Ed alla fine, seppure sarà la fine o non dobbiamo aspettarci di doverci recare tutti a Roma o a Bruxelles per appellare una separazione o un furto d'auto, ci stiamo avvicinando.

Un collega avvocato ex parlamentare dalla vista lunga predisse che dopo la soppressione delle sezioni distaccate e dei piccoli tribunali la sezione di corte d'appello sarebbe stata messa a rischio. Il meccanismo è chiaro, smantellare l'apparato giudiziario capillare (i giudici di pace), quello di prossimità (sezione distaccate e piccoli tribunali) per poi poter dire che in definitiva non ha senso assicurare un secondo grado di giudizio a meno di 250 chilometri. E purtroppo non solo del secondo grado si tratta, infatti il venir meno della corte d'appello porterà come conseguenza immediata il trasferimento a Cagliari del tribunale per i minorenni, del tribunale di sorveglianza (che giudica sulle misure alternative alla detenzione e più in generale sulle questioni che riguardano l'espiazione della pena), il tribunale del riesame o detto “della libertà”.

Se si considera che è pure a rischio il tribunale di Tempio, che serve anche Olbia, siamo di fronte ad una vera e propria ipotesi di ritirata della giustizia dal nord sardegna, con tanti saluti a casa. Magari alla ritirata dello Stato si aggiungerà l'invio nelle carceri di Bancali e di Nuchis di un bel po' di detenuti in regime di 41bis, quelli condannati per mafia. Meno Stato più anti-Stato. Anche questa è una riforma.
Il consiglio dei ministri, riunito il 29 agosto scorso, ha affrontato complessivamente alcuni nodi del sistema giustizia appuntando, finalmente, la sua attenzione sul processo civile e la sua apparentemente ineluttabile lentezza. Ha annunciato che procederà con un decreto legge, che agirà sul processo civile, e 5 disegni di legge delega. Il governo cioè chiederà al parlamento di essere delegato a definire la disciplina di dettaglio con decreti legislativi entro un perimetro di condizioni stabilite dal parlamento.

Ho ascoltato la conferenza stampa del ministro Orlando e non si è parlato della geografia giudiziaria e della sua “riforma”. Non dubito però che un governo capace di contrabbandare il dimezzamento dei termini di sospensione feriale (attualmente dal 1 agosto al 15 settembre) come un acceleratore nella definizione dei processi sia capace di spacciare altre panzane di pari tenore in tema di riassetto degli uffici giudiziari. E' bene tenere altissimo il livello dell'attenzione, coinvolgere tutti quanti possano far sentire la propria voce: sindaci, personale degli uffici giudiziari, associazioni e sindacati, forze dell'ordine e di polizia penitenziaria, detenuti, associazioni dei consumatori e degli esercenti e, naturalmente magistrati ed avvocati. Qui non è in gioco la “comodità” degli operatori, qui si parla dell'abbandono dei presidi di giustizia in mezza regione ed allora, se questo è il disegno, tanto vale venderci alla Corsica che ha 350.000 abitanti e due corti d'appello, una a Bastia ed una ad Ajaccio. Ma loro un Napoleone lo hanno già avuto duecento anni fa.
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18:24
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