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A.B. 30 settembre 2014
Liliana Cano, sulle ali della musa
Da sabato 4 ottobre, è in programma a Sassari una mostra nei locali della ex tappezzeria Dettori, in Via Marras


SASSARI - Una ventina di opere degli ultimi anni. Liliana Cano, pittrice conosciuta ed apprezzata in Sardegna, nella Penisola ed in Francia, dove ha soggiornato per diversi anni, da sabato 4 ottobre espone in un nuovo spazio dedicato all’arte a Sassari, in Via Marras 7, “ex tappezzeria Dettori”. “Liliana Cano. Sulle ali della musa” è il titolo della mostra che, organizzata dall'associazione “Libera X” in occasione dei novant'anni dell'artista, sarà inaugurata alle ore 18 e che rimarrà aperta al pubblico fino a mercoledì 15 ottobre.

Nata a Gorizia nel 1924 da genitori sardi, trascorre la prima infanzia a Milano. Nel 1930, inizia per lei una serie di trasferimenti al seguito della famiglia, da Roma a Torino, dove, dal 1936, studia all’“Accademia Albertina” con Valinotti e Casorati, e poi ancora a Barletta, Padova, Vicenza e Napoli, dove rimarrà, da sfollata per nove mesi, prima di attraversare il Tirreno a bordo dell’incrociatore “Garibaldi”, in un viaggio avventuroso verso la Sardegna. Dal 1946, è attiva a Sassari, dove è protagonista dell’ambiente artistico, allacciando importanti sodalizi nel campo della ricerca sul colore e della sperimentazione con Costantino Spada, Libero Meledina e Pino Magnani soprattutto. Nel 1977, subito dopo essere andata in pensione (per più di trenta anni ha insegnato disegno), la decisione di trasferirsi in Francia: qui, per quasi venti anni, spostandosi tra Arles, Marsiglia, Parigi, Avignone e Tolone, prosegue la sua avventura artistica, con alcune delle produzioni più significative, come le celebri “gitane” raffigurate in meravigliose visioni. Nel 1996, il ritorno a Sassari. Oggi vive in campagna, circondata da fiori, piante e qualche gatto, in una casa che sembra un museo in costante divenire, dedicato all’arte ed alla memoria, ma che trasmette anche la voglia di sperimentare ancora e descrivere la realtà filtrata con gli occhi della pittura e dei colori.

Le sue opere sono dedicate alla Sardegna, alla figura ed all’immagine, ai muralismi ed agli altri materiali orizzontali e verticali. Nella prima fase sarda, tra il 1946 ed il 1977, si affacciano già i soggetti religiosi, come “L’Ultima Cena”, del 1965, per la parrocchia di San Francesco a Sassari. Ma ci sono anche opere impegnate, come il murale di Ozieri del 1971 e la grande tela “Buggerru” dell’anno successivo. Sempre nello stesso periodo, ad Oliena, dove è di casa, realizza il monumento alla donna e le sei pareti della chiesa di San Lussorio. Invece, a Bono dipinge il celebre murale dedicato a Giommaria Angioy ed ai Moti Antifeudali. Negli Anni Ottanta, per l’Università di Tolone, esegue gli “Amanti del Sole”. E poi tre grandi teleri per la chiesa di San Francesco ad Aglientu, per la parrocchiale di Orgosolo, Via Crucis e San Giovanni, l'altare centrale per la chiesa dell'ospedale di Palmanova in Friuli; ancora l’Ultima Cena, la Via Crucis e la Crocifissione per la chiesa di San Vittorio a Santa Teresa di Gallura, la decorazione della Sala Convegni di Su Gologone di Oliena. All’inizio del nuovo millennio, per il Convento di Santa Maria di Betlem di Sassari ha realizzato “Laudato sie per Frate Foco”, una delle lunette del salone dell’ex Biblioteca dedicate a San Francesco. Nel dicembre 2011, donò alla biblioteca francescana di Ittiri, ospitata nei locali dell'ex convento, ventidue quadri, dedicati all’itinerario spirituale di San Francesco nelle fondamenta motivazionali nei risvolti che ha avuto nei suoi seguaci e nella Chiesa, dalla spogliazione davanti al vescovo di Assisi alle sante stimmate ricevute alla Verna fino all’esperienza con i fratelli.

«La pittura è un’invenzione. Riproduce tutto quello che c’è intorno. Ma è solo un pretesto. Quello che si vuole esce fuori dalla testa», dice. La celebre artista proprio nelle scorse settimane ha ricevuto alcuni significativi tributi dalla sua terra. Il 17 settembre, è stato il critico d’arte Vittorio Sgarbi ad analizzare le opere di Liliana Cano in occasione dell’inaugurazione di una mostra ad Oliena. Ma nel corso di tutto il 2014, la grande pittrice ha esposto in altri comuni sardi, come in marzo a Samugheo, dove ha presentato una serie di lavori mai esposti, ventitre grandi acrilici su tavole sulla Via Crucis e Gesù ancora bambino. Tra i prestigiosi riconoscimenti ricevuti, il Premio Speciale del Presidente della Repubblica Italiana nel 1978, la menzione d’onore al 18esimo Grand Prix International de peinture de la Cote d'Azur nel 1982, un’altra menzione d’onore al "Les artistes francaises" a Parigi nel 1979 e, nel 2006, il Candeliere d’Oro Speciale a Sassari.

Nella foto: Gianfranco Ganau e Liliana Cano
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