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A.B. 18 ottobre 2014
Carcere Asinara: la Giudici dice no
«No all’ipotesi che nell’isola riapra il carcere per i 41 bis», chiarisce subito la presidente della Provincia di Sassari


SASSARI - «La proposta di riaprire il carcere dell’Asinara e di destinarlo ai condannati in regime di 41 bis è fuori dal tempo e dalla storia per motivi sociali, ambientali ed economici». Per il presidente della Provincia di Sassari Alessandra Giudici, la sola risposta alla proposta avanzata nei giorni scorsi dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, è un no secco. Il magistrato fa parte della commissione cui è affidato lo studio del progetto di riorganizzazione del sistema carcerario italiano che fa capo alla presidenza del Consiglio dei Ministri. Proprio in questa veste, Gratteri ha presentato un’analisi con cui contesta la distribuzione di 750 detenuti in regime di carcere duro in dodici istituti, ed ha indicato come soluzione la costruzione di quattro nuove carceri dedicate a ospitare esclusivamente i “41 bis”.

«Non entro particolarmente nel merito di questa proposta, sulla quale per certi versi si potrebbe anche concordare – dice Giudici – ma non capisco come si possa pretendere di riavvolgere il nastro della storia e restituire l’Asinara a un passato con cui l’isola non può, non deve e non vuole più avere niente a che fare». Tanto più che «l’isola carcere venne chiusa soprattutto per i costi esorbitanti necessari per raggiungerla e per gestirla – ricorda il presidente della Provincia – e le condizioni economiche in Italia non sono certamente migliorate». Il problema è anche di natura sociale. Alessandra Giudici si era espressa apertamente contro l’ipotesi che nel nuovo carcere di Bancali possano arrivare dei boss mafiosi e camorristi. «Abbiamo manifestato chiaramente la nostra opposizione sin dal momento in cui si progettava il carcere e si ipotizzava la realizzazione di un braccio destinato al 41 bis – spiega Alessandra Giudici – ma la volontà della comunità locale, che immaginiamo sempre di rappresentare e tutelare quando ci rivolgiamo alle altre istituzioni, non era stata tenuta nella minima considerazione». Al riguardo «avevamo detto che si stava commettendo un errore gravissimo, rischiando di mettere a repentaglio la salute di un territorio che finora non ha mai avuto a che fare con la mafia», spiega il presidente della Provincia.

«Figuriamoci se siamo disposti ad accettare un’altra imposizione sull’Asinara –aggiunge Giudici – quando abbiamo già detto chiaramente quale tipo di sviluppo vogliamo e immaginiamo per l’isola parco». Perché al di là dei costi che il carcere richiede, ci sono anche altri aspetti economici. «Il presente dell’Asinara è fatto di progetti legati allo sviluppo turistico e ai temi della sostenibilità ambientale, con la possibilità di restituire finalmente al territorio una straordinaria risorsa su cui puntare per cercare di uscire da questa lunga e pesante depressione produttiva e occupazionale». Per procedere in quella direzione, «sarebbe auspicabile che venisse insediato al più presto il comitato direttivo dell’Ente parco, proprio come hanno promesso gli ultimi due ministri dell’Ambiente, Andrea Orlando e Gian Luca Galletti, da un paio d’anni a questa parte», come stigmatizza l’assessore provinciale dell’Ambiente Paolo Denegri. «A meno di non dover pensare che questo ritardo nella nomina del direttivo, che per ogni altro verso è assolutamente incomprensibile – è la stoccata di Denegri – non sia strettamente correlata ai dubbi del governo sul destino dell’Asinara».
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