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M. P. 3 dicembre 2014
Uiltec: «E.On continua a sfruttare Fiumesanto»
Tra i possibili acquirenti degli asset E.On, la controllante Edf appare sempre più favorita. La uiltec denuncia che la multinazionale tedesca non è in crisi, ma continua a far soldi proprio a Fiumesanto


PORTO TORRES - Sono giorni caldi per il futuro del settore elettrico. In attesa dell’esito dell’asta sugli asset elettrici messi in vendita in Italia dal gruppo tedesco E.On, tra i possibili acquirenti, la controllante Edf appare sempre più favorita per la corsa agli asset della multinazionale tedesca, ma potrebbe completare l'operazione con l'acquisto di Sorgenia. Tra questi anche l’opzione cinese. E chi vincerà la partita ridisegnerà la mappa italiana del potere elettrico. Tra gli addetti ai lavori si fa sempre più strada una convinzione: a conquistare gli asset messi in vendita da E.On, in Italia, sarà Edison . Anzi, sarà la controllante Edf. E la precisazione non è banale: il fatto che le trattative siano gestite direttamente da Parigi lascia spazio all'ipotesi che il colosso francese possa mettere in campo con quello tedesco contropartite che vanno al di là dei nostri confini. Aumentando i propri margini di manovra contrattuali. Resta inteso che, come sempre, decisivo sarà il prezzo.

Per questo non si può escludere a priori che i pretendenti ai singoli asset abbiano qualche chance. Così come la cordata Ansaldo Energia/Capital Genève/Shangai Electric, unica a contendere a Edf l'intero pacchetto di asset. Cordata che secondo alcuni godrebbe di buon supporto politico, se non altro per la presenza di un operatore italiano. Il gruppo francese appare però di gran lunga favorito (un'offerta non vincolante sarebbe già partita). E allora è interessante cominciare a delineare il quadro che potrebbe materializzarsi a seguito dell'operazione, che nelle intenzioni di E.On avrebbe tempi brevi: firma entro l'anno e consegna degli asset in aprile. Un quadro rivoluzionato per il settore elettrico nazionale, con Edf nuovo protagonista a valle e a monte della filiera. Soprattutto se sotto l'egida dei transalpini passassero anche le centrali di Sorgenia.

Partiamo da un presupposto: a interessare Parigi sono soprattutto i circa 900 mila clienti gas/elettricità, l'idro di Terni, i parchi eolici e fotovoltaici (da far confluire con tutta probabilità nella jv con F2i,) e al limite la centrale sarda di Fiumesanto, «che con il carbone ancora riesce a fare margini, come Uiltec lo denunciamo da tempo e non abbiamo dubbi che l'investimento sia rumunerativo abbastanza per chi acquista», sostiene il Coordinatore settore elettrico Uiltec, Franco Peana. Molto meno attraenti sono le altre centrali a gas: Livorno Ferraris da 805 MW, Ostiglia da 1.137 MW, Tavazzano da 800 MW, Trapani da 214 MW e Scandale (al 50% con A2A) da 800 MW. Oltre 3.500 MW complessivi, localizzati in gran parte al Nord, di cui non si conosce il destino. E.On, dunque, cavalca l'onda della transizione energetica e rivoluziona la propria struttura societaria. Una rivoluzione non indolore, visto che comporterà tra le altre cose svalutazioni aggiuntive per 4,5 miliardi di euro già nel 4° trimestre 2014. Ma senza impatti sull'occupazione: il gruppo tedesco assicura che non ci saranno tagli.

Due i capisaldi della nuova strategia varata ieri dal Consiglio di sorveglianza. Innanzitutto il focus su rinnovabili (4,4 GW di capacità e progetti per 15 GW), reti di distribuzione (1 milione di km e 26 m.ni di clienti) e soluzioni per la clientela (33 m.ni clienti). Quindi il deconsolidamento tramite la creazione di una newco che verrà quotata delle attività di generazione convenzionale (51 GW di cui 17,5 in Germania), e trading. La nuova società avrà sede nella regione Reno-Ruhr in Germania e potrà contare su circa 20 mila dipendenti. Agli introiti della quotazione si aggiungono le dismissioni in atto in Italia e Penisola Iberica, che aumenteranno "la flessibilità finanziaria" del gruppo. E.On ha infatti ufficialmente confermato di aver concluso un accordo con Macquarie per la vendita degli asset in Spagna e Portogallo per 2,5 miliardi di euro , mentre "sta valutando" la cessione delle attività italiane . A ciò va aggiunta la "revisione strategica del suo business di esplorazione e produzione nel Mare del Nord", dice una nota.

Già nel 2015 il gruppo incrementerà di circa 0,5 a 4,3 miliardi di euro di investimenti previsti, con focus su eolico in Europa e altri mercati selezionati, solare e reti in Europa e Turchia, «come Uiltec non avevamo dubbi sul fatto che, questi "prenditori" mirassero ad altri paesi dove speculare con i guadagni concretizzati in Sardegna», afferma la segreteria Uiltec, che aggiunge «Avevamo ragione come Uiltec ad affermare che la nostra vertenza era anacronistica, stiamo lottando con una azienda che non è in crisi, anzi continua a far soldi proprio qui a Fiumesanto, ma forse ancora qualcuno non lo ha capito». La Uiltec, ancora una volta chiede l’intervento del Governo e dei ministeri perché si esigano le bonifiche, le manutenzioni, la sicurezza e l'occupazione da un’azienda, la multinazionale tedesca che ha sfruttato il territorio e deriso i sardi.
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