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Mariangela Pala 24 aprile 2015
L’Università di Riga scopre il patrimonio di Porto Torres
Muoversi nella direzione dello studio e della ricerca: questa la sfida lanciata dal Partito dei Sardi che ha invitato un gruppo di studiosi dell’Università di Riga per studiare il patrimonio di Porto Torres


PORTO TORRES - La soluzione dei problemi della città di Porto Torres passa attraverso un processo di valorizzazione delle grandi risorse disponibili nel territorio, e la ricerca e l’innovazione si pone di fatto come una leva importante dalla quale definire una nuova idea di sviluppo. Muoversi nella direzione dell’alta formazione, dello studio e della ricerca: questa la sfida lanciata dal Partito dei Sardi che ha invitato un gruppo di studiosi dell’Università di Riga, capitale della Lettonia (Nord Europa), i quali hanno avviato un progetto di ricerca attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie non invasive e micro-distruttive per indagini archeometriche e diagnostiche.

Il gruppo di scienziati accompagnati dall’imprenditore turritano, Antonio Zucca, amministratore delegato della Gpr Radar a Londra, e presidente dell’associazione “Amici di Sardegna”, ieri pomeriggio presso l’Atrio Comita, uno dei due cortili della Basilica di San Gavino, hanno sperimentato l’utilizzo del Georadar, lo strumento high tech non invasivo, con il quale sono stati setacciati oltre cinquecento metri quadrati di suolo alla ricerca di antiche costruzioni, sepolture o Necropoli. Una vera novità nel campo delle prospezioni geofisiche in archeologia, nelle aree industriali, nel mare e in tutte quelle aree compromesse dall’inquinamento, in grado di mostrare la stratigrafia della parte di terreno investigato.

L’indagine effettuata dall’ equipe di ricercatori guidati dal professore e geologo Valdis Seglins ha rivelato l’esistenza nel sottosuolo di un grande lastricato di mattoni appartenente ad uno dei tre edifici religiosi dell’età paleocristiana, preesistenti alla Basilica di San Gavino, e risalenti a tre periodi diversi censiti nel quinto, sesto e ottavo secolo dopo Cristo. «L’utilizzo di queste tecnologie avanzate e non invasive rappresenta un’opportunità per affrontare le criticità del territorio - ha dichiarato Alessandro Pinna , il coordinatore del PdS – e può prestarsi per intraprendere progetti di tipo accademico attraverso l’utilizzo delle risorse cospicue disponibili, anche tramite una partnership con le università straniere».

Ieri sera si è anche siglato l’accordo tra l’ associazione “Amici di Sardegna” di Antonio Zucca e l’amministratore delegato, Andrey Shirokov della società “Intelligent systems corporation” di Riga, con lo scopo di collaborare attraverso l’Università nei progetti di ricerca avanzata. Puntare, dunque, sull’aggiornamento, la formazione professionale e la ricerca scientifica, valorizzando e dando fiducia a una nuova generazione di imprenditori, nel commercio, nel turismo e nella cultura. Nel programma del Partito dei sardi un piano di promozione attraverso azioni decise e qualificate di marketing, per valorizzare il tratto costiero, le aree archeologiche e il decoro urbano. «In questo senso sono preziosi i fondi europei (2015-2020) che per la Sardegna ammontano a ben 2,7 miliardi per realizzare programmi di sviluppo», ha aggiunto Pinna.

Inoltre è possibile attingere ai 40 milioni di euro che il Ministero per l’economia ha destinato al microcredito a favore delle piccole e medie imprese, oppure sfruttare la formula del Project financing. Il PdS e la coalizione di centrosinistra e sovranista si impegna a fare da catalizzatore delle risorse necessarie per favorire e finanziare progetti di ricerca di base e applicata, le attività di trasferimento e sviluppo tecnologico e la valorizzazione della proprietà intellettuale, passando attraverso una promozione della collaborazione pubblico-privato, tra Università e mondo imprenditoriale.
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