Fotografia drammatica della Sardegna da parte dell´istituto Svimez. Isola tra le regioni più povere con un Pil medio di 18mila euro che circa la metà della Valle d´Aosta. Scontro sulle responsabilità tra centrodestra e centrosinistra
CAGLIARI - Fotografia drammatica della Sardegna da parte dell'istituto Svimez. Isola tra le regioni più povere con un Pil medio di 18mila euro che circa la metà della Valle d'Aosta. Disocuppazione ancora in crescita, con quella giovanile a livelli record e una regione, quella sarda, fanalino di coda dell'intera europa.
La diffusione dei dati ha dato vita al solito "balletto" e rimbalzo di responsabilità tra centrodestra e centrosinistra. In particolare tra chi ha governato e chi attualmente siede in viale Trento. «È una fotografia impietosa quella tracciata dal nuovo Rapporto Svimez: uno scenario drammatico che vede l'Italia divisa da un profondo divario fra Nord e Sud, attraversata da forti diseguaglianze, dove il meridione continua a scivolare sempre più nel baratro dell'arretramento». Lo dichiara l'europarlamentare sardo, Salvatore Cicu.
«Se non fosse un dato drammatico, potremmo dire di essere al ridicolo», così commenta il senatore Silvio Lai del Pd, commissione bilancio del Senato, le valutazioni di alcuni esponenti del centrodestra isolano ai dati Svimez. «Il rapporto fotografa un crollo del Pil sardo dell’11,9% in 7 anni, dal 2008 al 2014, nei quali per 5 anni ha governato il centrodestra a livello regionale e, volendo essere precisi, anche nazionale».
«Non capisco cosa avrebbe dovuto commentare la Giunta regionale se non i danni già emersi in questi anni, e causati dalla scellerata gestione di Forza Italia e dei suoi sodali sardi. Crediti non richiesti allo Stato se non alla fine del mandato, 400 milioni all’anno di costi maggiori per la sanità, un danno di 75 milioni di euro complessivi per la flotta sarda, ripetuti richiami da parte della corte dei conti per scelte di bilancio illecite e non giustificate. Insomma una gestione rapace delle risorse dei sardi finalizzata alla propria rielezione».
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